Questo periodo di fermo “forzato” e la lontananza dai gradoni degli stadi, ci son serviti per rivedere un po’ tutto ed in particolare verso quali traguardi puntare. Pensando ai tifosi del futuro.
Panoramica
La pandemia di questi mesi ha fermato tutto, sport compreso. Scuole, mercati, uffici e industrie han dovuto chiudere, fatta eccezione per i settori agroalimentare e sanitario. Ogni attività è stata bloccata, compresa l’azienda calcio e i suoi tifosi, un comparto produttivo con una rappresentatività planetaria e che, solo in Italia, muove almeno 10 miliardi di euro tra produzione, merchandising e diritti tv che solo ai tempi della Seconda Guerra Mondiale fu costretto a fermarsi.
Per cifre e diffusione chi maggiormente necessita di una ristrutturazione di tutto il sistema dello sport professionistico è l’azienda calcio. Prendendo spunto da un articolo che affronta dettagliatamente il problema (link in coda), proviamo anche noi a dire la nostra e riprendere a portare avanti la nostra Mission.
Situazione economica
È ormai noto che, bilanci alla mano, i risultati delle società professionistiche italiane sono fallimentari e determinano l’impellente necessità di un mutamento generale del modello di business tradizionale (quello del “presidente mecenate”) ancora imperante. (ndr.)
La sospensione dei campionati e la chiusura degli stadi a seguito della pandemia hanno influito inevitabilmente sui conti del 2020 e soprattutto del 2021 delle società di calcio i cui bilanci si chiudono al 30 Giugno di ogni anno.
Una situazione economica che ha costretto tutte le società sportive, e in particolare quelle più piccole o che militano in serie inferiori, a rivedere i propri programmi e progetti che – in alcuni casi – hanno comportato per esempio, a dover rinunciare a iscriversi al proprio campionato o scendere di categoria.
Futuro del sistema
Il sistema calcio professionistico italiano oggi richiede una visione strategica a lungo termine, la sola capace di determinare fattivi e reali cambiamenti come successo negli altri paesi europei prima dell’apparizione del Coronavirus.
Dall’articolo citato, riportiamo alcune linee di indirizzo individuate in funzione della sostenibilità economica e organizzativa di ciascuna società che riteniamo fondanti e fondamentali per il futuro di tutte le società sportive (non sono di calcio) a cui approcciare in maniera determinata:
- contenimento dei costi legati alla gestione calciatori;
- potenziamento del settore giovanile;
- investimenti nel calcio femminile;
- censimento e profilatura dei tifosi e attività di sviluppo della fan base;
- investimenti in infrastrutture proprietarie;
- potenziamento delle attività di comunicazione esterna;
- maggior coinvolgimento territoriale.
Cambio di passo
È quanto mai importante e non più differibile riconoscere “le società sportive come istituzioni locali finalizzate alla formazione dei nostri giovani (e meno giovani) all’interno di un ambiente sereno e rispettoso dei valori che solo una lunga tradizione sportiva è in grado di trasmettere”. (ndr.)
Per far questo, i colori, il logo, la maglia – o come lo definiscono gli addetti ai lavori – “il brand” dovranno identificarsi in un nuovo concetto di cittadinanza sportiva da realizzare tramite partnership con aziende del settore, specialmente locali aggiungiamo noi, e con gli enti pubblici, ma soprattutto con le scuole e le famiglie.
L’azienda calcio dovrà realizzare progetti di inclusione sociale, di partecipazione attiva, di coinvolgimento diretto in stile FC Barcelona, per citare quello a cui Palermo FBC 1900 – Supporters Trust si ispira.
Evoluzione del tifoso
Il primo modello di fruitore del “prodotto calcio” che ci piace definire è il tifoso 1.0 che nasce direttamente allo stadio. Sono gli amanti e appassionati dei colori, della maglia del proprio Club che seguono la squadra andando allo stadio, in casa e in trasferta; a questi segue il tifoso 2.0 che vive il proprio Club alternandosi tra andare allo stadio e sfruttando le comodità di casa e non solo, grazie alle Pay-TV.
Tifoso 3.0
I precedenti modelli di tifoso sono equiparabili a semplici spettatori, o meglio “clienti”. Persone disposte a poter spendere secondo le proprie disponibilità e soddisfare la propria passione sportiva nei confronti del Club del cuore.
Lo step successivo è il tifoso-socio del proprio Club: il tifoso 3.0 colui contribuisce direttamente partecipando in maniera attiva (economicamente e in seno all’organizzazione) in qualità di SOCIO.
Il suo contributo economico, principalmente, dovrà essere condiviso e distribuito tra tutti i tifosi-Soci; dovrà essere sostenibile e costante; dovrà essere fortemente rappresentato in seno alla dirigenza. A tal proposito ci piace citare Don Pino Puglisi: “Se ognuno fa qualcosa si può fare molto” .
Non è più tempo dei “patron” in stile Agnelli o Moratti, per citarne alcuni, che hanno dilapidato i propri patrimoni personali o di famiglia per poter giocare al “presidente”; che hanno delegato a persone di propria fiducia scelte e decisioni che non hanno mai rappresentato i “desideri” dei propri tifosi perché clienti.
È giunta l’ora di cambiare, con i tifosi-Soci è giusto che tutto quanto sopra venga condiviso. Che venga dato “spazio” anche solo per poter dire la propria in seno alle scelte dirigenziali.
Il nuovo corso
Con l’avvento della nuova società qualche passo in tale direzione è stato fatto, ma a nostro avviso si sarebbe e si può fare di più.
Ci riferiamo al primo step: il sostegno economico. Oltre che limitato e delimitato è rimasto privo della costituzione di una rappresentanza di tifosi autonoma e adeguata nella qualità e soprattutto nella quantità.
Negli step successivi, ai tifosi del CLUB Palermo è stata data l’opportunità di scegliere la maglia e poter ascoltare – limitatamente ad alcuni argomenti – quanto si discutesse al tavolo della dirigenza.
Diciamolo, è veramente poca roba per chi ama e desidera il meglio per il proprio CLUB, specie dopo quanto successo con l’era Zamparini.
È inaccettabile che l’attuale rappresentanza possa essere indirizzata o sia frutto di scelte guidate da una parte della proprietà a proprio insindacabile giudizio, utile solo a raggiungere i propri obiettivi di business.
In ultimo, è stata portata avanti l’idea della “Polisportiva Rosanero”, (Statuto – Art. 2 comma 3) su cui ci sarebbe da discutere parecchio.
Crediamo che l’utilizzo del brand (nome, logo e colori) e la concessione di una piccola partecipazione economica possa essere solo un primo passo ma il progetto va assolutamente rivisitato alla luce di una rappresenta e di una partecipazione più ampia e organica.
Per tanto, riteniamo le sopra citate operazioni principalmente di “marketing“, che hanno poco a che fare con una effettiva partecipazione del Tifoso.3 già citato.
Ritorno alla Mission
Palermo FBC 1900 – Supporters Trust anzitempo è stato promotore di questo mutamento. In tempi non sospetti aveva iniziato un dialogo con le precedenti dirigenze; si è fatto parte attiva partecipando al Bando del sindaco, vinto poi da Hera Hora; ha voluto esserci all’invito del presidente Mirri per portare avanti l’azionariato popolare, divenuto poi “Quota popolare” (https://www.palermofc.com/it/quota-popolare/).
Adesso è giunto il momento di riprendere il discorso. Accetteremo proposte, idee ma soprattutto partecipazione attiva in ogni sua forma e contenuto senza limitarci a invettive o proposte irrealizzabili.
“Se lo puoi immaginare, lo puoi fare” (W. Disney)
Palermo FBC 1900 – Supporters Trust
Elaborazione e spunto elaborato su un articolo di Alessio Cardinale su patrimoniefinanza.com
Foto copertina : sportpeople.net
Altre foto dalla rete
'; commentForm += '